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di Giuseppe Longo

BASSANO – “Cara suor Rosalba, se non ci rivedremo prima, lo sarà sicuramente per i cent’anni, quando ci sarà una grande festa in suo onore”: queste le parole con cui ho salutato l’altro giorno, ricorrenza di San Valentino, la religiosa di Nimis – per la verità, nativa di Casarsa della Delizia, ma non ancora diciottenne già nell’asilo infantile istituito una ventina di anni prima da monsignor Beniamino Alessio – che vive a Casa Gerosa, a Bassano del Grappa, assieme a numerose altre suore molto anziane, anche originarie del Friuli. “Spero – mi ha subito corretto, con la straordinaria lucidità che la sorregge ancora – di poterli festeggiare nella mia Nimis, fra la mia gente. La loro lontananza la vivo con grande tristezza e nostalgia. Spero tanto e prego ogni giorno di poter riabbracciare tutti coloro che conosco, e sono tantissimi, proprio in occasione dei miei cent’anni. Perché qui mi sento sradicata dalla mia casa, dalla mia terra”.
E se suor Rosalba è rimasta molto legata al paese adottivo – che un paio di anni fa, per iniziativa della civica amministrazione guidata da Gloria Bressani, le aveva attribuito con riconoscenza la cittadinanza onoraria -, anche la sua gente le è rimasta attaccata e le vuole bene, tanto che nel giorno del 99° compleanno, una folta comitiva, per iniziativa di Antonella Bozzato e del marito Giordano Berra, le aveva fatto visita. La suora ricorda con emozione quella giornata e rinnova la sua gratitudine a tutti coloro che, con lo stesso primo cittadino, erano saliti a Bassano per festeggiarla.
Per cui sicuramente un gruppo di compaesani altrettanto numeroso si stringerà attorno a suor Rosalba il prossimo 19 gennaio, per festeggiare appunto il secolo. Ma la religiosa spera ardentemente che si creino le condizioni perché possa rientrare a Nimis per quella importantissima occasione. “Io non ho soldi, non possiedo nulla e non ho più nessuno – ha detto commossa a mia moglie e a me -, ma spero che il paese mi aiuti a ritornare. Mi basta una stanzetta, chiedo veramente poco”. Va da sè però che, al di là del suo più che comprensibile auspicio, riaccogliere una persona così anziana evidenzierebbe problemi di collocazione e di assistenza che vanno approfonditi.

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Ma perché suor Rosalba Cepparo – questo il suo cognome – desidera tanto ritornare nella “sua” Nimis? Perché qui ha passato la quasi totalità della sua lunga esistenza. Nata nel 1921, appunto a Casarsa, vi arrivò infatti nel 1939, ancora prima di prendere i voti fra le suore di Maria Bambina, alla vigilia dell’ultima guerra, e visse quelle drammatiche vicende, raccontate in un famoso diario dell’allora madre superiora Camilla Bendoni, che una quarantina di anni fa la sezione Afds, guidata dallo scomparso Pierino Canciani, si premurò di dare alle stampe. La religiosa ricorda con nitidezza quelle infauste giornate trascorse con le consorelle (Fiorenza, Pierina, Gabriella, Natalina), “profughe” per paura ogni notte e per mesi a Tarcento, e il dramma che si trovò a vivere anche l’asilo. Ne abbiamo parlato a lungo insieme, ricordando anche la straordinaria figura di monsignor Alessio – “un sant’uomo”, ha detto – che tanto soffrì con la sua gente le tragedie dell’incendio e della deportazione, fino a patire ingiustamente l’onta del carcere. E con pre’ Beniamin suor Rosalba ha ricordato anche la figura del cardinale Ildebrando Antoniutti e la sua repentina scomparsa in un incidente stradale – “una brutta morte che non meritava” -, nonché il suo attaccamento al paese natale tanto da voler trasformare la sua casa in un’accogliente struttura per gli anziani di Nimis, rammaricandosi alquanto che, alla fine, non sia stata rispettata la volontà del presule. E il suo pensiero non poteva non andare al terremoto del 1976 e alla perdita proprio del glorioso asilo che era un vero vanto del paese, oggi ancora sostituito da una sede prefabbricata nella quale proprio lei è rimasta a dirigere la benemerita istituzione fino a quando le forze glielo hanno consentito. Fu molto festeggiata nell’ottobre 2016 quando, con l’arcivescovo Mazzocato, vennero ricordati i 100 anni della scuola materna. E lei, ultima suora del paese, ne ha appena cinque di meno!
Insomma, parlare per un’ora con suor Rosalba è stato come sfogliare, con interesse ed emozione, un’ampia pagina di storia di Nimis, del quale lei sa tutto e se ne ricorda benissimo a dispetto dell’anagrafe: anche di quelle stupende mascherate, visto che siamo a Carnevale, applaudite pure a Trieste, Monfalcone e in altre località. Un paese che ha tanto amato, nutrendo i suoi bambini (è sempre stata responsabile della cucina), e per il quale ha speso la vita – a parte i pochi anni che l’avevano vista operare a Udine, in una situazione molto delicata e impegnativa, alla Casa dell’Immacolata di don Emilio de Roja -, e nel quale chiede appunto di tornare proprio in vista dei suoi cent’anni. “Il mio grande desiderio – ha detto, infatti, congedandoci con gli occhi lucidi – è di poterli festeggiare nel mio paese, con voi”. Un auspicio che a Nimis, certamente, condividiamo in tanti!

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In copertina, suor Rosalba, 99 anni compiuti in gennaio, e all’interno due immagini della visita a Casa Gerosa, nella città del Ponte degli Alpini.

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