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L’Anciuti Music Festival, prezioso spazio di approfondimento musicale e culturale in genere sulla figura di Giovanni Maria Anciuti (1674-1744), ineguagliato costruttore di strumenti a fiato originario di Forni di Sopra, non si arrende alle restrizioni imposte dall’emergenza sanitaria: l’edizione 2020 si farà ed è pronta a replicare il grande successo della precedente, premiata da ottimi riscontri di partecipazione e di critica. E in linea con il tema indicato dalla Regione come filo conduttore degli eventi culturali di quest’anno, parecchi appuntamenti saranno dedicati alla caduta del Patriarcato di Aquileia.
Promosso dal Comune di Forni di Sopra, con il sostegno della Regione Friuli Venezia Giulia, e curato dall’Associazione culturale Dorelab, in partnership con la Pro Loco di Forni di Sopra e il Comune di Palmanova, l’Anciuti Music Festival 2020 – coordinato dai maestri Paolo Pollastri, direttore artistico, ed Enrico Cossio, direttore organizzativo – si aprirà domani e presenterà quest’anno due varianti rispetto alla consuetudine della rassegna, che offrirà un cartellone molto ricco e di indubbia qualità: la prima consiste nella concentrazione in un unico luogo del programma, che per questioni logistiche connesse ai vincoli delle disposizioni volte a contenere la pandemia non sarà itinerante, ma si svolgerà quasi interamente sul territorio di Forni di Sopra. Cambia, inoltre, la formula: a una serie di appuntamenti concentrati tra il 27 ed il 29 agosto si accosteranno infatti quattro “Concerti al Tramonto”, che si terranno dal 18 luglio al 21 agosto, in orario tardo pomeridiano, e che permetteranno al pubblico di scoprire i borghi di Forni di Sopra.
Paolo Pollastri
Enrico Cossio
Pur mantenendo l’aspetto tematico degli strumenti ad ancia doppia, in piena connessione con l’essenza del festival, le esibizioni appena citate sono orientate al genere Crossover, pertanto impiegheranno l’oboe e gli strumenti affini in contesti etnici, folk, pop e jazz, spaziando dall’epoca del Rinascimento ai giorni nostri.
Circa i citati richiami al Patriarcato di Aquileia, «evocheremo – anticipa il direttore artistico, Paolo Pollastri – lo splendore della città romana e il progressivo passaggio del potere temporale e politico alla Serenissima, che la musica, dalla fondazione della Cappella Palatina con Adriano Willaert, renderà famosa in tutto il mondo». Alle scuole di liuteria di Venezia si formò lo stesso Anciuti, che pose sempre il Leone alato di San Marco come “firma” dei suoi strumenti.
Il debutto della rassegna, domani appunto, offrirà “Strepitz in concerto – Europa, i luoghi della cornamusa”: lo spettacolo – che si svolgerà nel pomeriggio, alle 17.30, in località Plasarèta, nella frazione Andrazza – impegnerà i talentuosi maestri Giovanni Floreani (musette in do, musette in sol, zampogna molisana e voce), Lorenzo Marcolina (clarinetto basso, gaita, ciaramella), Didier Ortolan (clarinetto in Mib, musette in sol, sopranino in fa, flauto contralto in do) ed Evaristo Casonato, all’oboe.
Spicca, infine, nel cartellone di Anciuti Music Festival 2020 la presentazione, in prima mondiale (il 28 agosto), del controfagotto “Testa di Drago”, copia del prezioso strumento conservato al Mozarteum di Salisburgo (unico esemplare Anciuti al mondo) realizzata dal liutaio Alberto Ponchio.
«L’Anciuti Music Festival – secondo l’assessore regionale alla Cultura, Tiziana Gibelli – ha il particolare pregio di unire un programma musicale di qualità al rilancio e alla valorizzazione della nostra montagna, che mai come quest’anno ha bisogno di eventi capaci di richiamare i turisti alla scoperta di territori peculiari e della loro storia. Che sarà protagonista della rassegna, grazie, fra l’altro, alla presentazione di una fedele copia dell’unico esemplare al mondo di un controfagotto realizzato da Anciuti. Un’occasione irripetibile per “toccare con mano” i meravigliosi strumenti a fiato del celebre liutaio».
Nell’edizione alle porte e, ancor più, negli sviluppi futuri dell’evento ripone grandi aspettative anche il sindaco di Forni di Sopra, Marco Lenna: «Il festival – afferma – è ormai diventato un must per il nostro territorio e per il pubblico, che gli riserva un’attenzione via via crescente. L’obiettivo, adesso, è quello di radicare ulteriormente l’evento, tramite la creazione di una specifica filiera che ci consenta, in parallelo, di valorizzare la figura di Giovanni Maria Anciuti, di promuovere queste zone in termini turistici e di generare occasioni occupazionali. Primo step sarà la creazione di una serie di flauti, utilizzando il legno certificato dei nostri boschi e, fra l’altro, recuperando quello abbattuto dalla tempesta Vaia, nel 2018: daremmo lavoro, così, a liutai del luogo, lanciando nel contempo un messaggio di rinascita. Il secondo, auspicabile passaggio sarebbe l’avvio di un progetto transfrontaliero per la realizzazione di un piccolo laboratorio artigiano per la produzione di strumenti a fiato».
Giovanni Maria Anciuti
Ma chi era Giovanni Maria Anciuti? Fino a poco tempo fa, di lui (1674-1744) si conoscevano solo le straordinarie creazioni strumentistiche, opere sparse in vari musei d’Europa: oboi e flauti realizzati con le essenze più strane e con i legni più duri (dal bosso al melograno, dall’africano palissandro al granatiglio americano), oppure in costoso avorio. Di questo genio, astro della musica europea tra Seicento e Settecento, si sapeva soltanto che operò a Milano: il cognome era considerato uno pseudonimo, ma la tenace azione di ricerca del professor Francesco Carreras, ricercatore del Cnr di Pisa e appassionato musicologo, ha permesso di dipanare le nebbie e di attribuire con certezza i natali di Giovanni Maria Anciuti a Forni di Sopra, dove venne alla luce nel 1674. Ancora giovane lasciò il paese, scavalcando il passo della Mauria e raggiungendo Venezia: nella Serenissima ebbe la possibilità di frequentare alcune botteghe artigiane, in particolare una che operava nel settore degli strumenti musicali. Volonteroso, appassionato e talentuoso, imparò presto il mestiere e quando, appena ventenne, si sentì pienamente padrone della tecnica, partì da Venezia per trasferirsi a Milano. Lì iniziò a lavorare, si sposò e ai primi del Settecento cominciò a produrre i suoi raffinati strumenti, che nel giro di breve tempo divennero celebri, procurando al loro artefice commesse e fama.
In copertina, il logo del festival e qui sopra uno scorcio di Forni di Sopra.