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Ma la pandemia non ferma la grande musica, che riesce ad incantare anche in un teatro deserto attraverso la sua diffusione in rete, raggiungendo un numero grandissimo di spettatori “virtuali”, molti di più di quelli che potrebbe contenere, anche in più repliche, una pur capiente sala di ascolto. Il Teatro Verdi di Pordenone ha infatti reagito con immediato coraggio e creatività alla nuova sfida imposta al mondo dello spettacolo dal Coronavirus o Covid che dir si voglia. Nonostante la chiusura, il Verdi non ha fermato la sua programmazione, a partire dall’appuntamento di lunedì scorso, 2 novembre: a 45 anni esatti dalla morte, il Teatro pordenonese non ha voluto mancare l’annuale omaggio a Pier Paolo Pasolini riproponendo la formula – già collaudata in maggio con il concerto del maestro Maurizio Baglini – della performance a “platea vuota” con trasmissione web in diretta streaming. Così, alle 18, sul canale live.comunalegiuseppeverdi.it è stata proposta la lezione-concerto che era stata ideata per la rassegna “I concerti delle 18”, il percorso di musica da camera promosso con il sostegno di Fondazione Friuli, basato sul dialogo in musica tra Maestri e allievi, giovani promesse del concertismo. Sul palco il musicologo Roberto Calabretto ha guidato il pubblico nella passione di Pasolini per la musica, e per quella di Johann Sebastian Bach in particolare, asnsieme alle note l’enfant prodige del violino, la giovanissima Clarissa Bevilacqua. La diretta dell’evento è stata condivisa anche dalla piattaforma digitale ansa.it nell’ambito dell’iniziativa Ansa per la Cultura.
Clarissa Bevilacqua
Una nuova sfida, dunque, vinta dal Verdi, come dimostrano i numeri che hanno superato tutte le aspettative, con un successo di pubblico oltre ogni attesa. Sono stati ben 183.254 i contatti “unici” registrati dall’evento, ovvero il numero degli spettatori che si sono collegati: un computo dove rientrano esclusivamente i singoli ingressi, conteggiati una sola volta. Si tratta probabilmente dell’evento più seguito in rete tra quelli proposti per il 45° anniversario della morte del poeta di Casarsa della Delizia. «Ancora una volta il Verdi ha dato un concreto segnale di presenza al suo pubblico e di vicinanza agli artisti, soprattutto a quelli più giovani», rileva il presidente Giovanni Lessio. «Ci hanno chiusi, ma non ci siamo fermati. In questo modo – rimarca Lessio – la nostra proposta, che è anche altamente didattica e rivolta ai più giovani, ha raggiunto un pubblico ben più grande di quello che il Teatro di questi tempi avrebbe potuto ospitare: anche se lo streaming non vuole né può sostituire lo spettacolo dal vivo, possiamo però continuare a garantire ingaggi agli artisti, soprattutto quelli più giovani, così come lavoro alle maestranze che ruotano intorno al teatro». La registrazione della lezione-concerto, con l’esecuzione della Suite BWV 1001 per violino solo, diventa adesso anche una proposta formativa per le scuole a cui viene messo a disposizione su richiesta.
Come spiegato dal musicologo Roberto Calabretto, l’incontro di Pasolini con la musica di Bach risale agli anni della primavera friulana del poeta e alla sua amicizia con Pina Kalc, profuga a Casarsa in seguito all’occupazione tedesca della Slovenia. È Pina, “magra, incolore, coi capelli selvaggi benché radi”, a fargli conoscere le pagine bachiane per violino, in particolar modo la Ciaccona e la Siciliana, a cui Pasolini dedicherà un bellissimo scritto in cui traspaiono le “folgorazioni” che questa musica sortiva nel suo immaginario. Bach costituirà il punto privilegiato della musica del suo cinema, soprattutto dei suoi primissimi film, commentando le vicende di “Accattone”, a cui Bach conferirà un’aura sacrale nella degradazione della sua vita tra le periferie della capitale, e alcuni momenti del “Vangelo secondo Matteo”. In questo caso le pagine bachiane sottolineano i momenti profetici della vita di Cristo e fanno pendant con la musica popolare che invece accompagna la predicazione e la chiamata degli apostoli. Si tratta di una scelta destinata a diventare un momento di centrale importanza nella storia del cinema italiano, come ben ribadirà l’autorevole voce di Ennio Morricone.
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In copertina e qui sopra il concerto di Clarissa Bevilacqua a “platea vuota” con il musicologo Roberto Calabretto.