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di Giuseppe Longo
TRIESTE – “Madonna della Salute, radunati sotto il tuo manto a te ci consacriamo, fiduciosi che, dopo questo periodo di sofferenza, farai tornare nella nostra Trieste, nell’Italia e nel mondo intero il tempo della tranquillità operosa e serena”. Con queste parole di speranza si conclude la Preghiera che l’arcivescovo Giampaolo Crepaldi, titolare della Diocesi tergestina, ha composto per la odierna ricorrenza della Madonna della Salute nella difficile prova del Coronavirus. Una festa che si celebra tradizionalmente con grande solennità nel Santuario di Santa Maria Maggiore, sullo stesso colle di San Giusto, ma il cui programma, proprio a causa della recrudescenza autunnale della pandemia, è stato completamente rivisto al fine di evitare i consueti affollamenti nella bellissima Chiesa che dall’alto della lunga scalinata domina la città. Per questo, lo stesso presule ha disposto che ci fosse una celebrazione “diffusa” con riti nelle varie parrocchie. Come la Messa che si è tenuta stamane nella vicina Chiesa della Beata Vergine del Rosario e che sarà seguita dalla consueta prefestiva delle 17.30, oltre che dalla Messa solenne in latino delle 19 che sarà invece dedicata a Santa Cecilia, patrona della musica.
L’arcivescovo Giampaolo Crepaldi.
La famosa Chiesa di Venezia.
Quindi un’accorata esortazione alla Madonna “che ci protegga dal pericolo del virus” in questo durissimo 2020 e che riporta alle origini della stessa festa, citate nella predica dal parroco del Rosario. Don Stefano Canonico ha infatti ricordato che la celebrazione venne istituita dalla Repubblica di Venezia nel 1630 in seguito al gravissimo dilagare della peste bubbonica, che fu descritta anche da Alessandro Manzoni nei “Promessi sposi”: per questo il doge dispose la costruzione della famosa Chiesa sul Canal Grande, meta di continui pellegrinaggi. La celebrazione venne inserita in calendario appunto il 21 novembre, data che ricorda la Presentazione della Beata Vergine Maria, e Trieste è una delle tante città che ancora oggi con grande devozione festeggia la ricorrenza voluta appunto dalla Serenissima come atto di riconoscenza per la liberazione dal terribile morbo di quattro secoli fa.
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In copertina, il Santuario di Santa Maria Maggiore, o della Madonna della Salute, a Trieste.