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Prosegue a Pordenone il Festival de “L’Arlecchino Errante” della Scuola Sperimentale dell’Attore: oggi e domani, all’ex Convento di San Francesco, in scena la compagnia Mala Teater Mundi di Milano che presenta Ritual 2.0 – la via degli Dei, uno spettacolo onirico e iniziatico che, attraverso azioni simboliche, introduce lo spettatore ad una meditazione sull’inconscio e sul sé inespresso.
L’ex convento di San Francesco.
IL TEMA – La vita cerca nuove vie in questi tempi di emergenza Coronavirus, adattandosi a nuove forme, tra creatività e amore: il teatro, specchio dell’esistenza, non può essere da meno ed è partendo da questi assunti che per la sua edizione 2020, la numero 24, il festival si propone al pubblico con un programma rinnovato e che si allunga fino alla prossima primavera. Il tema di questa specialissima edizione numero 24, rappresentato da un fiore/maschera che emerge dall’asfalto, è Forme di Vita e sarà un omaggio alla resilienza.
GLI ORARI – Lo spettatolo Ritual 2.0 – la via degli Dei all’ex convento San Francesco oggi e domani alle 19 e alle 20,30; ingresso contingentato 25 spettatori a replica; prenotazione obbligatoria al 351 8392425.
LA COMPAGNIA – Mālā Mundi Teatri è un ensemble di recente costituzione, composto da attori e performer professionisti, che nasce a Milano con lo scopo di indagare il rapporto fra teatro, parola, danza e rito. Una ricerca espressiva di matrice fisica che vuole esplorare la possibilità di un teatro dell’inconscio, archetipico e trasformativo. Tutti i componenti del gruppo hanno alle spalle una formazione accademica attorale e all’attivo diverse collaborazioni con teatri nazionali. Sono inoltre ricercatori nel campo artistico, antropologico, e spirituale. Mālā Mundi allude al rosario buddista, il Mālā appunto, che in modo augurale circonda di pace il mondo.
LO SPETTACOLO – Quello che il gruppo propone quest’anno è uno spettacolo scelto da “L’Arlecchino Errante” come uno degli esempi virtuosi di un teatro possibile in una situazione impossibile. Pochi spettatori alla volta guardano verso un tappeto dove gli attori compiono azioni che, nel distanziamento di prammatica, danno l’illusione di un contatto fisico delicato e rispettoso. Queste azioni che non seguono una trama in senso tradizionale, ma piuttosto una partitura musicale del corpo. Tuttavia, non sono astratte: compongono quadri, immagini, situazioni sensoriali, relazioni tra personaggi seguendo una modalità rituale. Anzi, lo spettacolo, che non a caso si chiama Ritual 2.0, intende espressamente riportare il suo pubblico verso una ritualità perduta, alla ricerca di un contatto benefico con l’inconscio e con le figure architipiche che sono la chiave di lettura dell’esistenza. Un altro vettore dello spettacolo è la volontà di regalare al pubblico momenti di energia ed emozione non ordinari, arrivando a definirsi in qualche modo “iniziatico”, proprio in questa possibilità di portare il pubblico stesso ad intravedere, e forse poi a sviluppare autonomamente, nuove sensibilità, pensieri, meditazioni. Cinquanta minuti di viaggio libero e corroborante, un’esperienza onirica ad occhi aperti; non gratuita però, ma in qualche modo necessaria e molto connessa con l’immaginario collettivo profondo.
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In copertina e qui sopra due immagini dello spettacolo che la compagnia milanese presenterà a Pordenone.