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Tra proiezioni dei film in concorso, incontri con fotografi, autori della fotografia, registi e attori, si avvia a conclusione nella serata di oggi il festival che celebra gli Autori della Fotografia del nostro cinema, Le Giornate della Luce, ideato da Gloria De Antoni che lo conduce con Donato Guerra, che ha tenuto banco a Spilimbergo e in numerose altre località del Pordenonese negli ultimi dieci giorni.
A suggellare l’edizione del festival che racconta il cinema italiano contemporaneo attraverso chi ne cattura e firma la luce, l’attribuzione del premio Il Quarzo di Spilimbergo-Light Award – opera in mosaico realizzato dalla Friul Mosaic, cui si affianca il Quarzo del pubblico – assegnato alla migliore fotografia di un film italiano dell’ultima stagione. Capitanata dalla regista, sceneggiatrice e scrittrice Cristina Comencini, la giuria riunisce i critici cinematografici Oreste De Fornari, Alberto Crespi e Mario Sesti, il regista e direttore della fotografia Daniele Ciprì e l’operatrice di settore Cristina Sain, che sceglieranno il vincitore all’interno della terna composta da Nicolaj Brüel per il film di Matteo Garrone “Pinocchio”, Alessandro Abate e Francesco di Giacomo per “Martin Eden” di Pietro Marcello e Vladan Radovic per “Il traditore” di Marco Bellocchio.
Cristina Comencini
A proclamare il miglior autore della fotografia di questa edizione è atteso per il gran finale (Cinema Miotto ore 21), l’attore Giancarlo Giannini, icona del nostro cinema ma amatissimo anche all’estero – tanto che a inizio del 2021 la sua carriera verrà consacrata con una stella sulla “Walk of Fame” la strada di Hollywood dedicata ai grandi del cinema mondiale – che al festival regalerà anche un appassionato omaggio a Mario Monicelli a dieci anni dalla scomparsa: «Sono il secondo attore italiano a riceverlo dopo Rodolfo Valentino, con Anna Magnani, Sophia Loren e Gina Lollobrigida», ha recentemente commentato l’attore. Giancarlo Giannini racconta di essere stato amato in America a volte “più che in Italia”. «I primi film hollywoodiani li ho girati da noi. Nel ’68 per “Lo sbarco di Anzio”, con Robert Mitchum e Peter Falk, ero l’unico italiano: lo girammo a Taranto», ha raccontato l’attore, anche ricordando il suo incontro con Francis Ford Coppola con il quale girò, nel 1989, ‘New York Stories’: «Lo conobbi a una cena anni prima, aveva visto ‘Amore e anarchia’ e mi voleva per ‘Apocalipse Now’ nel ruolo con cui Duvall ha vinto l’Oscar, ma ero impegnato con Visconti. Mi disse ‘ma fai spostare il film’, come se io avessi quel potere». Ha raccontato ancora Giannini di non aver mai pensato di trasferirsi in America perché «mi piace il mio paese e a Hollywood ti offrono ruoli da italiano». Giannini ha rivelato in una recente intervista che nella sua casa di campagna conserva «la lettera dispiaciuta di Spielberg quando ho detto no, i complimenti di Ridley Scott e i fumetti che Tony (Scott, ndr) mi mandava la sera sulle riprese, le foto di Warhol. Ma le conservo senza enfasi, le cose si fanno e si dimenticano».
Nel corso della serata anche il ricordo che Le Giornate della Luce vogliono rinnovare anche in questa edizione a Michela, la ragazza di Spilimbergo vittima di femminicidio, di cui ricorrono quattro anni dalla tragica morte: sarà lo stesso Giannini a dedicarle una breve lettura. Spazio poi nuovamente al cinema e agli aneddoti che hanno legato Giannini a Monicelli, con cui ha girato ben quattro film: I nuovi mostri, 1978; Viaggio con Anita, 1979; I Picari, 1988; Il male oscuro, 1990. E proprio quest’ultimo sarà proiettato a conclusione di serata.
Giancarlo Giannini
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In copertina, Mario Monicelli sul Lungomare di Grado in una foto di Luca d’Agostino.