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di Giuseppe Longo

Epifania di Nostro Signore. Non c‘è festa che meglio di questa celebri la storia e le tradizioni del Friuli le cui radici si perdono nella notte dei tempi. La solennità di domani conclude il lungo ciclo di riti religiosi cominciato la notte di Natale. Anzi, ancora prima, perché pochi giorni dopo l’Immacolata Concezione aveva preso il via l’antica consuetudine della Novena di Natale – con il canto del “Missus” (prevale quello, più popolare, di Giovanni Battista Candotti), in cui si ricorda l’Annunciazione a Maria – che attinge nella storia del Patriarcato di Aquileia e che viene mantenuta viva in Friuli e in poche altre realtà.
Sei gennaio, dunque, la festa che celebra Gesù manifestatosi all’Umanità, rappresentata dai Magi arrivati alla stalla di Betlemme con oro, incenso e mirra. E in Friuli la ricorrenza si identifica soprattutto in tre importanti “momenti” molto solenni, in cui il sacro si coniuga con la storia e la tradizione: la “Messa dello Spadone” a Cividale, la “Messa del Tallero” a Gemona e il “Pignarul Grant” a Tarcento, con il vaticinio per l’anno appena cominciato. Riti dal fascino antico i primi due coronati la sera da una grande festa attorno al fuoco tarcentino di particolare suggestione. Ecco, pertanto, in rapida sintesi i tre appuntamenti della mattina e del pomeriggio di domani.

CIVIDALE – Nella città longobarda, la giornata epifanica ha il suo momento più significativo proprio nella “Messa dello Spadone”. Un rito di rara bellezza, che si rifà alla liturgia aquileiese tutta in latino e che viene celebrato, con inizio alle 10.30, nella Basilica di Santa Maria Assunta. Ma perché dello Spadone? Perché durante la sacra cerimonia il diacono, con un elmo piumato, e recando un prezioso Evangeliario saluta benedicente i fedeli proprio con la pesante spada appartenuta al Patriarca Marquardo von Randeck che entrò in Cividale nel 1366 – che quindi divenne sede patriarcale -, data che, al termine, della “Messa dello Spadone” viene sottolineata in piazza anche con una grande rievocazione storica.

Il Duomo di Cividale.

GEMONA – Alla stessa ora, nella cittadina medioevale rinata dal terremoto di quasi 44 anni fa, e nel Duomo che ha la medesima dedicazione di quello cividalese, si celebra la “Messa del Tallero”. Un rito dal profondo significato: infatti la storica moneta d’argento viene donata dal Sindaco all’Arciprete in segno di piena intesa e collaborazione, fra il potere temporale e quello spirituale, per il bene della comunità. Poi viene nuovamente consegnata al Capitano del Popolo che la mostra ai fedeli riuniti nel massimo tempio cittadino, come prima del rito aveva fatto dalla loggia municipale di palazzo Boton. Anche sotto il monte Glemine la “Messa del Tallero” è preceduta e seguita dalle dimostrazioni di figuranti in costume dal sapore medioevale.

Il campanile di Gemona.

TARCENTO – Sulla collina di Coja, davanti alle rovine dell’antico castello dei Frangipane, Signori di Tarcento, intorno alle sette di sera (dopo la tradizionale rievocazione storica), si dà alle fiamme il Pignarul Grant, il più importante del Friuli. Quello cui si attribuisce una sorta di valore “ufficiale” per scrutare quale sarà l’andamento del nuovo anno. Lo interpreta, dalla direzione del fumo, il Vecchio Venerando: se va a Levante sarà annata buona (Se ‘l fum al va a soreli jevat, cjape ‘l sac e va al marcjat) , se invece piega verso Ponente si annunciano 365 giorni di vacche magre (Se ‘l fum al va a soreli a mont, cjape ‘l sac e va pal mont). La festa di domani sarà anticipata oggi, alle sei di sera, con l’avvicente “Palio dei Pignarulars”, spettacolare corsa in viale Marinelli con i carri infuocati, condotti dai costruttori dei numerosi falò epifanici della conca tarcentina. Ieri sera, invece, le manifestazioni – presentate da una corposa edizione dell’annuale pubblicazione della Pro Tarcento “Il Pignarul” – sono state aperte dalla tradizionale cerimonia di consegna del 65° Premio Epifania. “Il Premio Epifania di Tarcento non è solo longevo ma anche lungimirante: sa individuare eccellenze del nostro territorio e sa dare merito a figure di spicco di differenti generazioni e di campi che svariano da quello umanistico e quello scientifico”, ha affermato l’assessore regionale Graziano Pizzimenti, proprio riguardo agli ambiti riconoscimenti che sono andati al giornalista e critico d’arte Licio Damiani e a tre studentesse della quinta classe nella sezione chimica e tecnologie ambientali dell’Isis Malignani di Udine – Arianna Busolini, Silvia Del Tin e Arianna Nanino. “E’ meritorio – ha aggiunto Pizzimenti (ma la Regione Fvg era rappresentata anche dal presidente del Consiglio, Piero Mauro Zanin – l’impegno della comunità tarcentina nell’evidenziare o palesare ad ogni inizio anno talenti e virtù di casa nostra attraverso un Premio che coglie il significato profondo dell’Epifania come manifestazione. Quella di oggi a Tarcento è un’iniziativa attesa e una tradizione che stimola l’apprezzamento delle persone capaci, l’emulazione di esempi positivi e il germogliare di nuovi ingegni”.

Le studentesse premiate ieri sera a Tarcento con Pizzimenti e Zanin. (Foto Regione Fvg)

Tre momenti diversi, dunque, per celebrare l’Epifania friulana, giunta alla 92ma edizione, ma tutti di grande importanza e suggestione che fanno di questa solenne festa religiosa un grande evento a tre facce che appunto corona i riti del Natale e che merita di essere vissuto con intensità, non solo per il suo significato di fede, ma anche perché affonda nella storia e nella tradizione della nostra terra. Storia e tradizione cui la gente del Friuli è molto legata e che è impegnata a valorizzare e a conservare, per tramandarle alle future generazioni.

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In copertina, il Pignarul Grant accanto ai ruderi del Castello di Coja.

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